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Vangeli e Contraddizioni? – Counseling Filosofico Monza


(@natyan27)
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Vangeli e Contraddizioni? – Counseling Filosofico Monza

Perché non sono cattolico anche se ammiro moltissimo la figura di Gesù Cristo?

Prima di tutto perché preferisco essere libero da qualunque forma istituzionale e in secondo luogo perché non sono affatto certo che Gesù, se potesse parlare, si riterrebbe cattolico, se non altro per le palesi contraddizioni esistenti nei Vangeli.

Quali? Non sono poche e nemmeno poco importanti.

Riassumo quanto segue:

Il detto che caratterizza il primato papale: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa (Matteo 16,18-19)” non trova alcuna corresponsione negli altri tre vangeli e insospettisce il fatto che ci si possa dimenticare di riportare un fattore di basilare importanza.

Matteo (2,11) racconta di un Gesù nato nella casa dei genitori, a Betlemme, per poi fuggire da Erode recandosi in Egitto e quindi finire a Nazaret. Per Luca, (2,7) invece, Gesù nasce in una mangiatoia, fuori casa, perché Maria e Giuseppe erano a Betlemme per un censimento e tornarono a casa senza mai recarsi in Egitto.

Secondo Matteo (5,1) il “Discorso della Montagna avviene, appunto in montagna, mentre per Luca (6,17) in pianura.

Matteo ci parla di otto beatitudini più una rivolta ai discepoli, mentre in Luca ci sono solo tre beatitudini più una e altrettante maledizioni che invece non si trovano in Matteo. Quest’ultimo riporta: “Beati i poveri in spirito” mentre Luca solo: “Beati i poveri” e la cosa non è di secondaria importanza poiché per Matteo la ricchezza materiale non era un ostacolo alla salvezza, mentre lo era per Luca il quale fece anche dire a Gesù: “E guai a voi ricchi” (Matteo 5,3-10 – Luca 6,20-26).

Il Padre nostro di Matteo (6,9-13) è quasi il doppio di quello di Luca (11,2-4).

Marco (9,40) e Luca 9,50) ci raccontano di un Gesù più aperto verso le opinioni avverse: “Chi non è contro di noi, è per noi” mentre Matteo (12,30) ci offre un Gesù dispotico: “Chi non è con me è contro di me”. Luca poi, si contraddice nel tempo (11,23) facendo anch’esso affermare a Gesù la stessa cosa.

Clamorose contraddizioni le troviamo anche tra i Sinottici (Marco, Luca e Matteo) e Giovanni.

La durata dell’attività pubblica di Gesù per i Sinottici è solo un anno, mentre per Giovanni è di tre anni.

Il luogo dell’attività pubblica per i Sinottici è la Galilea e solo alla fine a Gerusalemme, mentre per Giovanni è subito sia la Galilea che Gerusalemme.

La cacciata dei mercanti dal tempio per i Sinottici è alla fine dell’attività di Gesù, mentre per Giovanni è all’inizio.

L’ultima cena per i Sinottici è quella di Pasqua, con tanto di Eucaristia, mentre per Giovanni è alla vigilia, senza Eucaristia ma con la lavanda dei piedi (due esclusioni di notevole importanza sulle quali si reggono fondamenti basilari del cattolicesimo).

La morte di Gesù per i Sinottici avviene il giorno di Pasqua, il 15 del mese ebraico detto nisan, mentre per Giovanni la vigilia.

Ci sarebbero altre incongruenze nei Vangeli ma la differenza più clamorosa riguarda la personalità di Gesù.

I Sinottici ci presentano un Messia che passava gran parte del proprio tempo ad operare miracoli e raccontare storie in succinte parabole e metafore tutte da interpretare. Giovanni invece ce lo descrive come un teologo che faceva lunghi discorsi senza mai fare uso di parabole e i miracoli avevano un aspetto del tutto secondario.

Perfino Ratzinger dovette ammettere: “Per quanto concerne la responsabilità della morte di Gesù ci sono versioni contrastanti. Per Giovanni è colpa dell’aristocrazia del tempio, mentre per Matteo la colpa è di tutto il popolo. E’ fin troppo chiaro che tutto il popolo, così numeroso, non poteva affatto essere presente al momento della condanna richiedendone la morte, perciò non possiamo definire storico questo momento”.

La domanda che sorge spontanea, a questo punto, è: “Se tale incertezza vale per la condanna di Gesù, per quale motivo non dovrebbero essere incerte anche tutte le altre contraddizioni?”.

Appare cosa di poco conto?

Direi di no riprendendo un’affermazione del tutto incerta e molto probabilmente forzata al fine di creare un’istituzione: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa (Matteo 16,18-19)”.

Il Vangelo si espone a due principali tipi di interpretazione sul conto di Gesù.

Un grande uomo che annunciava l’avvento del Regno di Dio, un forte cambiamento, senza alcuna pretesa di sentirsi un Dio, e un uomo che proclamava di essere un Dio.

Questa seconda ipotesi, a mio parere, come è anche il parere di non pochi teologi, fu una forzatura costruita per dare l’incipit ad una istituzione religiosa che avrebbe dovuto abbracciare il potere sulla materia e sullo spirito.

Sinteticamente riassunto da un capitolo del libro: “I Quattro Maestri” di Vito Mancuso ed. Garzanti

Tratto dal Corso: Counseling Filosofico con natyan

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