Linguacce in Guerra – Studio Gayatri Monza
Da diversi anni ormai le fazioni politiche adottano con maggiore tensione, rispetto al passato, le armi linguistiche.
La tendenza è quella di edulcorare i concetti o di drammatizzarli, usando eufemismi o disfemismi.
La propaganda militare americana, per esempio, modifica il linguaggio per nascondere il dramma della morte.
I morti ammazzati in battaglia non vengono più chiamati “dead bodies” cioè corpi morti, bensì morti accidentali, utilizzando casualties o fatalities.
Uno degli stratagemmi linguistici per indorare la pillola della tragedia è “neutralizzare il nemico” anziché uccidere il nemico.
Con l’avvento del Politically Correct l’omicidio è diventato privazione illegale o arbitraria della vita.
Con tutto ciò si spiegano anche gli slogan contro la “dittatura sanitaria” i quali, al contrario, servono per fomentare in negativo la massa.
Ogni guerra, occorre ricordarlo, inizia prima di tutto dalla parola, con un’esplicita dichiarazione a voce o per iscritto.
Mi avete capito porca donna orizzontalmente disponibile a pagamento?
Volevo dire porca puttena come Lino Banfi ma mi sembrava poco fine!
Tratto dagli Studi di Sociologia e Linguaggio
natyan
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