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Innamorarsi non è un Merito! - Studio Gayatri Counseling Filosofico Monza


(@natyan27)
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Innamorarsi non è un Merito! - Studio Gayatri Counseling Filosofico Monza

Interrogarsi su dove abbia origine l’Amore è certamente impresa ardua e complicata ma analizzare alcuni particolari sull’evoluzione dell’innamoramento non è poi tanto difficile; basta avere un po’ di pazienza.

Iniziamo con il dire che colui o colei che ci fa innamorare potrebbe anche non essere una parte attiva del processo poiché esistono amori mai dichiarati, quindi persone che non sanno di averci coinvolto nella passione amorosa.

Il termine seduzione, inoltre, deriva dal latino ducere, condurre, così come dux e duce, a voler dire che si tenta di condurre l’altro verso di sé e, come possiamo ben comprendere senza sforzo, gettando un solo sguardo alla Storia del Mondo, non esiste alcuna garanzia che chi voglia attrarci (condurre a sé) abbia buone intenzioni nei nostri riguardi.

Basti pensare al narcisismo, atto a sfruttare come parassiti e sanguisughe, coloro che sono assetati di Amore.

Che cosa ha fatto accadere l’innamoramento?

Non lo sappiamo con esattezza ma, con assoluta certezza, possiamo affermare che quando ne veniamo travolti ci accorgiamo di essere totalmente passivi al suo cospetto, poiché la nostra volontà non ha potere su ciò che fortemente proviamo e non ci rimane che lasciarci trasportare fuori da ogni schema e da ogni ragione.

In un certo senso diventiamo folli e, nella nostra pazzia, che detronizza la razionalità, ci sentiamo grandemente rigenerati, seppure in preda a ciò che non possiamo minimamente controllare.

Non possiamo e non sappiamo spiegare ciò che ci accade, ma sappiamo molto bene quello che stiamo vivendo poiché, come ebbe a dire Socrate, che pur si professava il Re degli Ignoranti: “E’ vero che l’unica cosa che so è di non sapere, ma l’Amore lo conosco perché è Epistéme, ciò che non necessita di spiegazioni giacché si spiega da solo, sta in piedi da sé, senza bisogno di prove”.

Quando ti innamori usi dire: “Ti amo!” ma è linguisticamente scorretto poiché non sei tu a compiere l’azione di amare, sei travolto dall’impeto amoroso e quell’azione si compie da sé, in totale assenza della tua volontà.

Non hai alcun merito di essere innamorato e, per quanto bello possa essere, è anche molto doloroso, giacché se l’altro non ti ama, o ha smesso di amarti, non potrai nemmeno accusarlo di essersi disinnamorato di te: “Un giorno venni travolto dall’amore nei tuoi riguardi e non fui io a deciderlo, oggi non ti amo più e, anche questo, non l’ho voluto io, è accaduto da solo, senza avermi interpellato, il fuoco si è spento e non ho alcuna colpa per quanto successo”.

Si potrebbe infatti accusare l’altro di non amarci, o di non amarci più, solo se avesse deciso lui di innamorarsi, ma così come un amore nasce senza un comando, allo stesso modo muore senza che venga impartito un ordine.

E’ vero che ci possono essere cause e condizioni che alimentano l’amore o che lo deprimono, ma nessuno è in grado di dare ordini alle proprie sensazioni decidendo con un atto di volontà di sentirsi eternamente innamorato.

Ci possono essere situazioni in cui l’innamoramento possa essere risvegliato, ma non a causa di un sforzo razionale, poiché l’amore è bello, travolgente ed esplosivo proprio perché destabilizza la ragione.

Accusare l’altro: “Io ti amo! Tu invece non mi ami!” come se fosse una colpa, non ha alcun senso.

Mi innamorai e tu ti innamorasti di me, accadde senza che noi lo decidemmo e ora è successo il contrario, pur non volendo che accadesse.

Possiamo aver fatto qualcosa che ne abbia causato il suo disfacimento, ma mai potremo dire che il disfacimento che proviamo dentro di noi sia dovuto ad un nostro atto di volontà.

In conclusione, allora, possiamo dire che, anziché accusarci reciprocamente di un amore che ormai non c’è più, sarebbe molto meglio analizzare le cause e le condizioni che lo hanno fatto spegnere.

Per poi procurare nuove cause e nuove condizioni per poterlo riaccendere, o lasciarlo spento, così com’è, senza pretendere dall’altro un rimedio che non è in grado di dare.

 Tratto dal Corso: Reiki e Counseling Filosofico

natyan

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